Carlo Alianello - L'eredità della priora



Carlo Alianello

L'eredità della priora

finalista 1963

Feltrinelli, 2013

 

Questo romanzo che comincia ad un tavolino del caffè d'Europa, a Toledo, a Napoli, un mattino di primavera del 1861, "come sulla sponda d'un fiume dove passano tutte le acque", e termina esattamente un anno dopo al tavolino d'un piccolo caffè di Civitavecchia "dirimpetto al molo a cui stava ormeggiata la goletta Pirgopolinice"; questo romanzo che si apre con la visione di una bella finta polacca che si fa chiamare Katia, mollemente sdraiata sui cuscini di una casa signorilmente equivoca, e finisce con una corsa verso la casa di una bella creola che si chiama Ketty, è il tentativo di raccontare la storia di come fu fatta l'unità del nostro paese, vedendola con gli occhi non dei vincitori, dei "liberali", dei "piemontesi", ma dei vinti, dei borbonici, dei "briganti". È anche la storia di come nasce la più grande piaga dell'Italia moderna: la questione meridionale. E per una volta il Risorgimento è visto per quel che fu, passata l'epopea garibaldina, nel Meridione: lunga, estenuante, feroce operazione di polizia, qualcosa che ricorda la guerra di sterminio. Le questioni affrontate in questo romanzo, dal quale è stata ricavata una sceneggiatura televisiva in via di realizzazione, sono dunque attualissime. Pietà per i vinti? Passione meridionalistica? Nostalgie borboniche? Alianello si arroga un solo vanto: d'aver fatto, nelle vesti del romanziere, opera di storico. "Non una parola, non un fatto sono inventati..."

 

Nessun commento:

Posta un commento