Fausto Gianfranceschi - Giorgio Vinci psicologo





Fausto Gianfranceschi

Giorgio Vinci psicologo

Candidato 1984

(Edizione Editoriale Nuova, 1983)

 

Questo romanzo può definirsi opera comica, nel senso classico del termine: e il pensiero corre alle Nuvole di Aristofane, alla sagacia iconoclasta di Molière. Gianfranceschi infatti tesse una satira sottilmente paradossale attorno ai moderni sofisti, gli 'intelligenti' di oggi, brillanti pedagoghi del nulla. Lo psicologo Giorgio Vinci è uno di loro, e lo potremmo riconoscere in uno dei molti che abitano le terze pagine e le aule d'università, i convegni e i festival. Ha deciso di trascorrere le proprie vacanze, ovviamente in una vecchia casa ristrutturata, a Roccaglia, un piccolo centro dell'Appennino meridionale. Vorrebbe terminare un libro, L'uomo prevedibile, nel quale intende dimostrare che ogni impulso umano — soprattutto l'amore, s'intende — è riconducibile a un preciso determinismo. Ma il contatto con la vita di paese distrugge una dopo l'altra le sue convinzioni: la natura non rende l'uomo migliore, anzi l'indurisce; il 'calore umano' è una brutale forma di egoismo aggressivo; la vita semplice è in realtà complicatissima; la 'civiltà contadina' ha tutti gli inconvenienti, esasperati, di quella urbana, senza offrirne le comodità. Anche i personaggi che circondano il protagonista sono le maschere di una rappresentazione ambigua: la cupa nevrosi di Verderame, il mezzo-intellettuale frustrato; l'evanescenza di Melissa, la scozzese trapiantata al sud; persino la moglie e la figlia di Giorgio Vinci gli si allontanano a poco a poco, come risucchiate dall'universo di Roccaglia. Così, pagina dopo pagina, la satira si trasforma, pur continuando a 'divertire', in una spietata analisi della nostra società e delle sue ipocrisie. Un romanzo quindi poco italiano, che non si piega in nessuna reverenza; una grande prova di letteratura senza le pastoie della seriosità.

 

 



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