Ferruccio Ulivi - Le mani pure





Ferruccio Ulivi

Le mani pure

Candidato 1979

(Edizione Rizzoli, 1979)

 

La suscettibilità critica del nostro tempo (e non parliamo neanche della teoria) è avara di indulgenze In latto di "finzioni" liberamente centrate su uomini e circostanze della storia, segnati, voglio dire, nei suo ben conosciuto registro. Non si tratta degli scrupoli manzoniani a proposito dei "componimenti misti di storia e d'invenzione": non sono in causa né il religioso rispetto della nuda verità storica né la purezza di un genere letterario né la legittimità del lavoro di mescolanza. È piuttosto la sempre dubbia attendibilità del ricorso a seminare il dubbio. Inoltre la subdola prevaricazione che è o sembra essere in ogni richiamo a figure ed eventi già muniti di significato (o di leggenda), la soppressione (quasi sleale) dell'incognita assoluta, l'abolizione del rischio - se non altro il salto mortale della completa insignificanza: tutto questo è cosi discordante dal gusto contemporaneo per la scommessa dell'arte da generare diffidenza e sospetto. Perché questa Introspezione, pur narrativa, di Ferruccio Ulivi nel rapporto tra Bruto e Cesare e nel catastrofico esito che lo sconvolge senza risolverlo ci appare cosi poco pretestuosa cosi poco artefatta? Di quel lacerto di storia ci viene detto quel tanto che basta a collegarlo a un tempo e a un ambiente; ma il tono di sospensione proprio della prosa di Ulivi non suggerisce un ricupero, se mai un evento sempre possibile e sempre in cerca di adempimento. Del resto il lettore non tarderà ad avvedersi che i fatti accadono, si, alle Idi di marzo e a Filippi come li ha memorizzati la grande macchina contabile e preparati forse la sua implacabile logica: questo è intatti il potere. Ma essi hanno contemporaneamente (e per sempre) un'altra vita e un altro valore nella coscienza di Bruto, nel suo modificarsi, nel suo perdersi di fronte alla inconoscibilità delle profonde motivazioni umane. Come sono precarie e come sono illusorie le contrapposizioni in forza delle quali è sembrato ed è stato giusto e necessario insorgere! Cesare non e solo il padrone, non è neanche soltanto il padre oscuro e latente dell'edipica ineluttabilità sacrificale: è anche l'altro aspetto di Bruto, è anche un lato ineliminabile della progressione e della continuità del mondo. Come è poco intelligibile l'accaduto che è tuttavia Irreversibilmente accaduto e abbiamo irreparabilmente voluto accadesse!

 

 



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