Gino De Sanctis - Viaggio di ritorno





Gino De Sanctis

Viaggio di ritorno

Candidato 1948

(Edizione Mediterranea, 1947)

 

Dopo aver scritto due libri di racconti, de Sanctis si cimenta nel romanzo di più ampio respiro; nel 1948 pubblica a Roma, per la casa editrice Mediterranea, Viaggio di ritorno. Il romanzo, oltre che un discreto successo di pubblico, ebbe una vasta eco presso la critica: infatti, fu ammesso alla finale del Premio Strega e del Premio Viareggio e vinse, nel 1948, il Premio Salento per "l'autore che avesse scritto il primo romanzo". Anche questo libro, come i due precedenti, prende spunto dall'esperienza fascista ma, a differenza dei primi che erano ambientati durante il trionfo del regime, Viaggio di ritorno esprime la delusione per i sogni di gloria infranti e per l'ineluttabile caduta degli ideali fascisti.

Il romanzo narra la storia di un gruppo di coloni italiani i quali, visto naufragare il desiderio di rifarsi una vita in Africa, ritornano a malincuore in patria. Il loro viaggio, però, sarà tutt'altro che sereno; la traversata si presenta irta di ostacoli, quasi a voler complicare la già difficile situazione di questo gruppo di sventurati. Fra essi, sul cargo Caterina Yoris, spicca il medico Giacomo Dalla Piccola. Tra quest'uomo schivo, raffinato, un po' malinconico, e il capitano del cargo, un vecchio lupo di mare di origine greca, duro e riservato, nasce un'intesa immediata che li porta a confidarsi l'un l'altro. Purtroppo il destino stava preparando per il dottor Dalla Piccola un'amara sorpresa: come un fantasma tornato dal passato, sul Caterina Yoris gli appare Lia, la moglie perduta e mai dimenticata. Nella narrazione lucida, rapidissima, senza ristagni e viva, pervasa di un forte sapore di salso marino, non è descritta soltanto la nostalgia dell'Africa abbandonata e la prostrazione degli italiani delusi nei loro sogni di colonizzazione, ma appare un uomo, il protagonista, impegnato soprattutto a discolparsi di fronte a un'umanità ottusa e chiusa nei suoi egoismi, del delitto di essere nato italiano, vittima, se pur consapevole, di un regime fallimentare. La tragedia dei personaggi del romanzo è la tragedia di tutti; non più le conseguenze di una guerra, ma il peso di una colpa che i popoli portarono ignari.

 

 



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