|
Vincitore |
1969 |
|
N. Scott Momaday |
|
Casa fatta di alba |
|
House Made of Dawn, 1969 |
|
|
|
|
|
|
|
Guanda, 1979 |
|
|
|
Ha ricevuto nel 1969 il premio Pulitzer per la Letteratura. E’ un vivido e splendido affresco del dilemma che affligge oggi l’indiano d’America, e la narrazione ha come sfondo prevalente l’incomparabile scenario del Pueblo Jemez, nel New Mexico, che racchiude un retaggio culturale indiano tra i più affascinanti del continente americano. Abele ritorna dalla seconda guerra mondiale oppresso da orrori e lacerazioni e l’autore costruisce abilmente l’opera attraverso una serie di flashback, flashlorward e suggestioni oniriche che dispiegano i tratti più profondi della cultura indiana e nel con tempo svelano la causa della «malattia» di Abele: il contatto con la realtà predatoria e annientatrice del mondo dei bianchi. Sperimentato l’inferno del ghetto a Los Angeles, il protagonista ritorna inarticolato, alla terra avita, ma lentamente si riconcilia con se stesso e l’ambiente che lo circonda. La continuità della tradizione è assicurata dal rapporto di mutuo amore e comprensione con il nonno Francisco: dopo la sua morte, Abele partecipa alla ripetizione rituale della mitica corsa all’alba verso la «mesa », la casa fatta di alba. Ritrova così una voce; la spietata logica dei bianchi è ormai un incubo lontano nello spazio e nella mente. |
|
|
Nessun commento:
Posta un commento