Sandro De Feo - I cattivi pensieri





Sandro De Feo

I cattivi pensieri

Candidato 1967

(Edizione Garzanti, 1967)

 

Come fu che Ottavia, bella altera romana, avvezza a dire pane al pane e vino al vino, accettò genialmente la realtà sottile e inafferrabile dell'immaginazione. Così, alla maniera di un'antica novella, è possibile riassumere e intitolare il segreto de I cattivi pensieri di Sandro De Feo. Fa da sfondo una Roma sciroccale, torpida, sorniona e. furba, scostumata come mai: l'inedita Roma del «generone», la Roma dei ricchi cresciuti all'ombra di un qualche monsignore. Una Roma che parla un gergo impossibile, invecchiato, scioccamente eufemistico: che scambia la frase fatta per finezza d'animo. Una Roma ancora raccolta in grandi clan tribali, dove l'impudicizia non è peccato, ma peccato è il venir meno alle cosiddette convenienze. Ottavia viene fuori da uno di questi clan: è sciocca, pigra, sensuale a dir poco. Angelo s'innamora di Ottavia: ma non sarebbe il suo tipo. La donna cede, ma solo per pigrizia. Angelo, nevrastenico, malato immaginario, commediante d'istinto, è troppo diverso da lei: è troppo innamorato, e per troppo amore non la sa amare. Ottavia non è colmata da questa passione, quanto inquietata. Poi il fiume della vita prende i due nelle sue acque lente, li coinvolge in maniera irresistibile, così come passano i mesi. Poi il loro romanzo viene avvolto dalle spire ampie, imprevedibili del caso. Per un'occasione insieme ilare e demoniaca, Ottavia trova inline l'accordo con Angelo: un accordo allacciato più in alto che non sul piano della comune routine, allacciato «alle soglie dell'anima ». L'amore non è amore, le dice l'amante commosso e immelanconito, se non ti lascia insoddisfatta: proprio come la poesia, che più l'assapori e più non ti fa sazio.

 

 



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