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Libero De Libero |
Banchetto |
Finalista narrativa 1949 |
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Mondadori, 1949 |
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La poesia di De Libero - se pure è riconducibile all'ambito dell'ermetismo e più precisamente alla cosiddetta linea meridionale dell'ermetismo, nella quale la critica inserisce anche il lucano Leonardo Sinisgalli, il siciliano Salvatore Quasimodo, il salernitano Alfonso Gatto - è, in analogia con gli altri poeti meridionali appena nominati, intimamente e saldamente legata alla sua terra, evocata di continuo nella trama densa e appassionata dei suoi versi. Ed è la continuità e la forza di questa adesione, a differenziarlo nettamente da altri lirici ermetici, sottraendo il suo linguaggio ai rischi della poetica "pura" e sostanziandolo di una ricca esperienza umana, come osservò tra i primi Giorgio Bàrberi Squarotti. La sua lirica, infatti, si avvale di «un forte linguaggio lirico-realistico, nel quale vive grandiosamente il paesaggio solenne e fosco, popolato di sentimenti intensi, come l'amore, gli affetti domestici, le memorie dell'infanzia. Egli non rinuncia alla sintassi allusiva ed ellittica della civiltà ermetica, ma ne evita l'astrattezza riempiendola di un senso vigoroso del reale.» Questo inconfondibile linguaggio ha quasi costantemente per oggetto la natura, e per essa il desolato e solenne paesaggio della Valle Latina, umile e mitico insieme. Un paesaggio che non fa solo da ispirazione e da sfondo, ma anima gran parte delle sue opere, compresi i due romanzi. De Libero non cade mai nella bozzettistica o nella oleografia, come notò con il solito acume Emilio Cecchi, rimarcando la «serietà d'un lirismo popolano, che non ha nulla a che vedere con arzigogoli folcloristici e con rustiche mitologie trasportate ad usi letterari.» Anche la prosa di Amore e morte (forse meno quella dell'altro romanzo, Camera oscura) si avvale di un «linguaggio lirico carico di potenti inflessioni descrittive e di colorita sensualità». La produzione in versi degli ultimi tempi - e in particolare la raccolta Di brace in brace, che gli valse il premio Viareggio - è giocata sul registro della fuga inesorabile del tempo, con ritmi tragici e risonanze della memoria. |
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Libero De Libero - Banchetto
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