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Lorenza Mazzetti |
Il cielo cade |
Vincitore Opera prima 1961 |
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Garzanti, 1961 |
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Penny e Baby – le due bambine dal cui punto di vista e con le cui parole è narrato l’ultimo tempo del fascismo, con la guerra vicina alla grande villa dove vivono e l’irrompere brutale della persecuzione antisemita contro lo zio che, loro orfane, le ha adottate (o meglio: che loro hanno adottato come padre) – non hanno una spiegazione generale del mondo. Posseggono, però, una mitologia, ricca di una miriade di figure prese dal catechismo, dalla propaganda fascista a scuola, dai giochi con i contadini, dalla vita col grande zio e i suoi ospiti: da essa non è esclusa la giustizia, la vendetta, il male e il bene. Ma è rigorosamente esclusa la Storia con le sue ragioni: e prima di tutto, quindi, la guerra e la persecuzione in nome di qualsiasi cosa esuli dall’esperienza e dalla vicinanza. Sicché, quando la razionale idiozia della guerra piomba e lacera le vite ordinate che stanno loro vicine, Penny e Baby incapsulano il dolore come entro una parentesi di buio, oltre la quale subito la mitologia della loro infanzia riprende. Al suo apparire, nel 1961, questo libro di Lorenza Mazzetti ebbe lodi e premi («Di altri romanzi provenienti dal mondo dell’infanzia si è detto che sono pronunciati come da un albero che parli, rimanendo albero. Per Il cielo cade questo miracolo rimane eccezionalmente vero», ne disse Giacomo Debenedetti, motivando il Premio Viareggio che al libro si conferiva). Trent’anni fa, meno di oggi probabilmente si aveva familiarità con lo spettacolo dei bambini dinnanzi all’esperienza dell’orrore. Eppure, nella sua magica e poetica semplicità, Il cielo cade conteneva come un’idea da farne il nucleo per un nuovo patto di civiltà: dalle possibilità della Storia sia bandito tutto quello che un bambino non può spiegare, entro la sua mitologia. |
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Lorenza Mazzetti - Il cielo cade
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