Maria Pace Ottieri - Amore nero


Maria Pace Ottieri

Amore nero

Vincitore Opera prima narrativa 1984

Mondadori, 1984

 

"Penso a quando in certe mattinate di sole mi sveglio, nella città  in cui vivo, con un forte desiderio di espandermi, sento spingere in avanti, "verso". Non so dire con precisione verso chi o cosa, ma so che questo vento deve comprimersi, entrare in una forma, sbattere contro muri, progetti aperti ad un vasto campo di possibilità . In queste poche righe Maria Pace Ottieri fornisce una definizione esistenziale della psicologia dell'esotismo o per lo meno del suo esotismo. Stendhal ha dimostrato una volta per tutte nella Chartreuse de Parme che l'esotismo è la localizzazione in terra straniera di tutto ciò che amiamo e che crediamo di non potere trovare nel paese natale. Nel caso di Stendhal l'esotismo era localizzato in Italia, tramite una figura emblematica di donna. Maria Pace Ottieri localizza il proprio esotismo in Africa, cristallizzandolo intorno la figura del batterista Azou. Ma in realtà , in questo suo Amore nero, il vero amore è l’Africa. Intorno la tenue storia di un sodalizio sentimentale, sodalizio iniziato per caso e finito per caso, l'Africa, nel caso l'Alto Volta, viene evocato con precisione e immaginazione. L'esotismo, in Amore nero, si maschera di antropologia; ma le vere informazioni riguardano non già  le particolarità  tribali ma i sentimenti dell'autrice. Alla fine quando tutto è stato detto, bisogna concludere che la sensibilità  della Ottieri è affascinata da qualche cosa che, a ben guardare, non è altro che il Terzo Mondo, il mondo cioè della cultura contadina al quale, ora non è tanto tempo, apparteneva anche l'Italia. Questo Terzo Mondo è amato con caratteristico paradosso proprio perché è arretrato: Respiro meglio dall'alto della vespa, mi vengono incontro odori densi, venti caldi e putridi di orina, piume di polli, spazzature antiche che uccelli con immense ali rettangolari e nasi ricurvi mangiano avidamente agli angoli delle strade. Paesaggio orizzontale, pianure interrotte da strisce lunghe di persone ai lati della strada di terra rossa, eternamente occupata da poche e immobili attività: il piccolo commercio, l'intreccio dei capelli, la cucina, lo snocciolamento delle arachidi. Non si poteva dire meglio che questa Africa è anche altra cosa; cioè grandiosità, nobiltà, stranezza inesauribili della natura, avventura umana tra le più complesse e poetiche. Non si può, infatti, amarne l'arretratezza, senza averne già  conosciuto la potente, insondabile originalità . (Alberto Moravia)

 


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