Rocco Scotellaro - È fatto giorno


Rocco Scotellaro

È fatto giorno

Vincitore narrativa 1954

Mondadori, 1954

 

Nel 1954, Mondadori manda in stampa, nella prestigiosa collana poetica dello Specchio – che ospita, tra gli altri, Ungaretti, Saba, Quasimodo e Zanzotto – È fatto giorno del poeta lucano Rocco Scotellaro. È la sua prima raccolta di versi. L’autore è morto da pochi mesi, giovane e dopo una vita piena: è stato militante socialista e sindaco di Tricarico – piccola cittadina in provincia di Matera con un centro storico arabo noto come Rabatana –, poeta, saggista e autore di inchieste sociali sul Mezzogiorno. Ha conosciuto e frequentato alcuni degli intellettuali più influenti del suo tempo come Carlo Levi, Manlio Rossi Doria e Amelia Rosselli. Ha conosciuto anche il carcere: da sindaco fu accusato di una cattiva gestione degli affari sociali, ma fu una trappola dalla quale uscì integro. I grandi nomi della cultura e della politica del PCI lo sminuirono (Giorgio Napolitano) o lo stroncarono (Carlo Muscetta): troppo libero ma, soprattutto, troppo vicino alle istanze di lotta dei braccianti lucani, non facilmente inquadrabili in politiche partitiche. Ma non era, Scotellaro, un fiancheggiatore di forme di spontaneismo, quanto piuttosto un conoscitore profondo di dinamiche e relazioni sociali complesse del Sud Italia. Il volume, diviso in quattordici sezioni tematiche e che contiene le illustrazioni di Aldo Turchiano – alcune delle quali raffigurano il poeta –, viene ristampato due volte nel giro di sei mesi, dal giugno al dicembre del 1954 e, soprattutto, riporta una prefazione di Carlo Levi – datata “Roma, aprile 1954” –, che aveva fortemente voluto quella operazione editoriale. Così scriveva Levi del poeta lucano (in verità sottolineando eccessivamente un dato quasi irrazionalistico dell’essere poeti in un contesto contadino meridionale…): “Con queste poesie egli si afferma non soltanto come poeta, ma come l’esponente vero della nuova cultura contadina meridionale, la cui espressione e il cui valore primo non può essere che poetico. (Allo stesso modo con cui, ma su un piano razionale, storico e critico, un altro giovane, Piero Gobetti, lo era stato, nel primo dopoguerra, per il mondo operaio e intellettuale del Nord.)” Dunque, la prima opera di Scotellaro è un’opera già postuma: questo è necessario ribadirlo quando si torna ai versi di È fatto giorno. La sua era stata una vita breve e piena – soprattutto nell’intervallo tra il 1940 e il 1953, che segna la datazione dei testi – con una vivace attività letteraria che non aveva trovato l’occasione giusta per incanalarsi nei confini rigidi di un libro che, nel presentarsi postumo, è come quelle scatole di memorabilia lasciate in eredità ad un futuro sconosciuto e imprevedibile. (https://www.pulplibri.it/e-fatto-giorno-1954-di-rocco-scotellaro/#:~:text=Nel%201954%2C%20Mondadori%20manda%20in,sua%20prima%20raccolta%20di%20versi.&text=%C3%88%20la%20sua%20prima%20raccolta%20di%20versi.,-L'autore%20%C3%A8

 


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