Sibilla Aleramo - Selva d'amore


Sibilla Aleramo

Selva d'amore

Vincitore poesia 1948

Mondadori, 1948

 

Raccolta di poesie di Sibilla Aleramo pubblicata a Milano nel 1947. Comprende composizioni di Momenti (Firenze, 1921), Poesie (Milano, 1929) e Sì alla terra (ivi, 1934), oltre a frammenti inediti e al gruppo, pure esso inedito, Imminente sera (1936-1942). L'A. che nel suo primo romanzo Una donna (Torino, 1907) era stata una seguace di Ibsen, non senza ricordi del socialismo di Gor'kij e atteggiamenti nietzschiani, aveva esordito come dannunziana, in poesia. Ma ben presto volle liberarsi da quella che le parve una schiavitù e rese sempre più sobrio il suo lirismo, limitandosi a cantare in vario modo l'amore erotico e sentimentale, le cose e i simboli del mondo, il vagheggiamento del proprio io. Nonostante un notevole perfezionamento formale, vi è sempre in queste liriche un che di gratuito e di facile, di troppo abbandonato, di immediatamente espansivo. Tutto era troppo sincero in lei: tuttavia non si dimentica la freschezza genuina di certi suoi scoppi di felicità. Dopo l'influsso di Dino Campana, col quale ebbe stretti se pur brevi rapporti (le loro Lettere sono state edite a Firenze nel 1958), taluno ebbe a riconoscere nelle poesie più recenti di Selva d'amore la suggestione di Ungaretti, nel giuoco dei ritmi e nella accresciuta libertà espressiva dell'A. La quale aveva pur affermato che "per una donna la vita sta sempre sopra all'arte": e questo non giovò al risultato di tanti anni di devozione alla Musa. La letteratura rimase sempre per lei una forma di vita, un modo nuovo e forse non diverso di godere le cose. Nelle successive poesie Aiutatemi a dire. Nuove poesie 1948-1951 (Roma, 1951) e Luci della mia sera (ivi, 1956) ritorna a tratti l'amore dell'umanità, la ribellione, il desiderio di giustizia sociale: ma i due volumi non costituiscono una modificazione dell'atteggiamento lirico che era in Selva d'amore.

 


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