Lewis Mumford - Il mito della macchina


Finalista Scienza, filosofia e religione

1968

Lewis Mumford

Il mito della macchina

The Myth of the Machine

 

Il Saggiatore, 1956

 

Questo libro si propone di cogliere quelle forze che, a partire dalla preistoria, hanno dato forma alla tecnologia e hanno contribuito in modo decisivo alla formazione dell'uomo moderno. Mumford tuttavia non procede dalla "tecnologia totalitaria" dei giorni nostri: col primo risultato di sdrammatizzare il problema e di renderlo accessibile a una pacata e limpida analisi. Convinto che l'ascesa dell'uomo e il suo dominio sulla natura non sono dovuti solo alla padronanza degli strumenti, e così scongiurando il pericolo di cadere in qualche metafisica tecnologica, egli va a cercare il senso degli strumenti stessi nell'ambito fondante del rito, del linguaggio, del giuoco e dell'organizzazione sociale. Si pone così la base per una serie di reinterpretazioni radicali le quali cercano di abbracciare l'intero sviluppo dell'uomo, della sua "civiltà", di un potere sempre più generalizzato, del costituirsi di sistemi concettuali cripto-tecnologici (come nel Medioevo), del sogno di una "megamacchina", del trionfo e della verifica dell'ipotesi di una matematicità della natura del Rinascimento e quindi dell'istituirsi della contraddittoria "civiltà contemporanea". Utilizzando un metodo organicistico che, mentre si applica nell'analisi del fenomeno, ne esplicita insieme la storicità, Mumford costruisce un modello probante dell'universo moderno, in cui convergono fili religiosi, magici, estetici, economici e epistemologici che ordiscono una civiltà, con le sue tensioni razionali e i suoi risvolti irrazionali.

 

Nessun commento:

Posta un commento