Finalista Arte e letteratura |
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1974 |
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Lillian Hellman |
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Pentimento |
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Pentimento |
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Adelphi, 1978 |
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Con questo libro la commediografa Lillian Hellman, a cui si debbono alcune delle più memorabili pièces americane a partire dagli Anni Trenta, non ha voluto tanto raccontare le sue memorie quanto offrire un «libro di ritratti», dove riaffiorano i profili di poche persone per lei decisive. Con l’istintiva lucidità della vera scrittrice, la Hellman cerca subito, nella sua vita, proprio quei punti dove le ambiguità, le irrisolte oscurità, la passione e un certo spasimo del ricordo più si facevano sentire. All’inizio ci troveremo nell’atmosfera vischiosa, densa di segreti soffocati, della sua complicata famiglia del Sud – nella stessa atmosfera che avvolge quella che è forse la più intensa fra le commedie della Hellman, Piccole volpi. Una lontana parente che vive con un gangster, un affascinante zio bancarottiere e avventuroso, matrimoni fondati sull’odio, truci vicende patrimoniali, alcool e droga, problemi di pelle, colossali debiti e colossali, loschi guadagni, allusioni sospese ed enigmatiche per Lillian bambina, che arriverà a scoprirne il fondo solo tanti anni più tardi, la servitù negra e due ironiche zie, testimoni discrete di tutti gli orrori familiari: questo ci appare nei due primi, magistrali «ritratti». La Hellman adulta e gettata nella vita apparirà invece nella storia di Julia, la grande amica enormemente ricca ed enormemente generosa, che finisce per dedicarsi al salvataggio di anti-nazisti – prima di diventare lei stessa vittima di un’atroce vendetta dei nazisti. Julia è la storia perfetta di un’amicizia femminile, tanto che è sembrata subito appartenere alla ‘mitologia moderna’ – e di fatto è già diventata celebre, anche attraverso il film di Zinnemann Giulia, dove Jane Fonda è la Hellman e Vanessa Redgrave è Julia. E qui, come nei «ritratti» successivi, vediamo la Hellman nel suo ruolo più noto: quello di commediografa di successo, rappresentante della sinistra intellettuale americana degli Anni Trenta, legata allo scrittore Dashiell Hammett da un aggrovigliato amore, dove tutti e due fanno i ‘duri’ e gli ironici e nascondono a malapena il grande pathos che li unisce. L’amaro finale è nel Tempo dei furfanti, breve libro pubblicato tre anni dopo Pentimento, nel 1976, che suscitò subito violente polemiche e scandalo. A distanza di quasi trent’anni, la Hellman osa raccontare qui, a un’America che, evidentemente, non è ancora riuscita a inghiottire del tutto questa parte del suo recente passato, che cosa furono gli anni di McCarthy per lei e Dashiell Hammett: oggetto entrambi di una persecuzione odiosa, che li avrebbe lesi in ogni senso possibile e avrebbe portato Hammett alla prigione. Con l’asciuttezza implacabile del grande cronista, e con ciò aggirando la piaga che quel periodo lasciò nella sua vita, la Hellman fa sfilare davanti a noi quei sordidi personaggi che per qualche anno ebbero in mano gli Stati Uniti, ci rende palpabile quel clima di demenza che pretendeva di essere buon senso. Fra le illustrazioni di questo testo, si troverà una foto della Commissione della Camera per le attività anti-americane dove, fra vari ceffi che sembrano usciti da un film di gangsters, si riconosce sulla destra il giovane avvocato Richard Nixon. |
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Lillian Hellman - Pentimento
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