Vincitore |
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1956 |
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W.H. Auden |
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Lo scudo di Achille |
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The Shield of Achilles |
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Sellerio, 2011 |
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«L'autore di questo libro scritto molti anni or sono da un Nestore dalla sterminata dottrina, così riassume, con parole efficaci e semplici, il risultato della sua appassionata ricerca: nelle raffinate scene che il poeta dell'Iliade immagina istoriate sullo scudo di Achille "è la summa – scrive Parmeggiani – del mondo omerico quale appare dai poemi, una società interamente antropocentrica in cui gli dei non sono che uomini, appena un po' più grandi del vero: un mosaico in cui è già possibile intravedere, nella ricchezza e nella precisione dell'osservazione, nell'interesse inesauribile per la physis, per la natura di ogni cosa [...] il muovere futuro del pensiero occidentale". E poco dopo precisa: pensiero "affrancato dal trascendente, la stessa parola religione non trova un equivalente nel greco arcaico". E ancora: "L'uomo che lavora e combatte nello scudo di Achille non ha certezza, non speranze che travalichino quel che i sensi e la ragione gli suggeriscono: non chiede aiuto ad altri che a se stesso". Che il corpus di poesia epica costituito dall'Iliade e dall'Odissea sia un fondamentale caposaldo della storiografia mondiale è chiaro ai più consapevoli tra coloro che si occupano del mondo antico. […] Ma lo scudo di Achille, questo apparente "inserto" collocato all'interno del poema, umiliato nell'interpretazione scolastica col ricorso al concetto di digressione, è, a ben vedere, il cuore di tutto il corpus: è la parte più esplicita dell'intero corpus. È la raffigurazione sistematica della realtà economica, politica, sociale, urbanistica messa in gioco da quella immane, estenuante guerra, che per secoli fu considerata, dagli storici greci, uno dei possibili inizi della loro storia» (Dall'Introduzione di Luciano Canfora) |
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W.H. Auden - Lo scudo di Achille
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