Vincitore |
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1977 |
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Didier Decoin |
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John Inferno |
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John l'Enfer |
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Club degli Editori, 1979 |
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Per i lettori che in un libro cercano una proiezione romanzesca del vissuto, un'esperienza della realtà sintetizzata ed esemplificata in una trama di situazioni e di fatti, Didier Decoin ha confezionato una storia singolarmente compatta e avvincente. Nell'abilissima composizione di questo John Inferno figurano due ingredienti di cui sembrava si fossero perse le tracce, un personaggio positivo - un «eroe» - e il «lieto fine». Ma il lettore assetato di facili emozioni e di conclusioni rassicuranti non deve aspettarsi nessuna connivenza da parte dell'autore. La vicenda si staglia sullo sfondo di una città, New York, emblematicamente eletta a teatro della imminente fine della civiltà: una città che, perduta ogni luce di ragione e ogni speranza di salute, sembra vivere, proprio come tutti i malati, soltanto dei minuti, quotidiani eventi della sua alterata fisiologia. La dimensione viscerale di un tessuto urbano in via di progressiva degradazione è esplorata, analizzata da John Inferno - uno dei molti indiani addetti alla pulizia dei grattacieli con un misto di pietà e di disprezzo. Un sentimento, questo, non molto diverso da quello che contraddistingue la vita privata del personaggio, la cui scontrosa devozione a una donna rischia di alienargliene l'affetto: solo dopo molte e drammatiche peripezie, John riuscirà infatti a persuadere la ragazza e se stesso della plausibilità del loro contrastato, inconfessato amore. Ma l'amore dovrà essere vissuto lontano dalla città appestata, nei territori dove una volta aveva regnato la selvatica saggezza delle libere, nobili tribú dei domatori di cavalli. Il libro nasce dalla curiosa, felicissima fusione di elementi propri della tradizione narrativa americana degli anni trenta e quaranta con le inquietudini dell'Europa e di tutto il mondo «civile» del nostro tempo. Il risultato è un racconto agile, incalzante, anche se irto di interrogativi e di problemi destinati a lasciare nella memoria e nella coscienza del lettore una non effimera impronta. |
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Didier Decoin - John Inferno
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