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Vincitore |
2013 |
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Pascal Mérigeau |
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Jean Renoir |
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Ammirati unanimemente, i film di Jean Renoir non corrispondono al ritratto del loro autore così disegnato, contrastante e diverso quando l'uomo è presentato in un unico pezzo. Il progetto nasce da questa osservazione, dal desiderio di ripercorrere la storia di uno dei grandi attori del suo secolo, e da una domanda finora senza risposta: come lo stesso regista abbia potuto mettere in scena classici tanto dissimili come Le Crime de M. Lange , La Grande Illusion e La Règle du jeu o Le Fleuve? Per Renoir, i suoi ammiratori hanno sempre avuto ragione. Figlia di un immenso pittore, combattente e storpio della prima guerra, fortunato dandy negli anni venti, vicino ai comunisti dieci anni dopo, poi esule volontario a Hollywood, "inventore" del cinema in India, "patrono" del New Vague, scrittore infine, tutto questo è vero, ma perché allora rifiutarsi di sapere che il giorno dopo la sconfitta del 1940 si era vestito da pétainiste, questo dopo aver indossato una panoplia di mussolinien? Come rifiutarsi di sentire che stava consegnando a ciascun interlocutore le parole che sperava, per quanto contrarie a quelle dette pochi istanti prima? Che il metodo del regista presumibilmente inventato da lui rispondesse a questa verità che stabilisce che le teorie nascono dalla pratica, non viceversa. Tra gli altri talenti, Jean Renoir possedeva quello, forse altrettanto notevole, della comunicazione. Abbracciando il più possibile gli sconvolgimenti del suo tempo, ha ambientato il suo cinema sulle orme della storia, prima scrivendo una sua leggenda e poi diventando attore di un solo ruolo, il suo. Se è bella la sua leggenda, lo è ancora di più la storia, che offre una migliore comprensione di un secolo, di una personalità e di un'opera, che trovano così finalmente armonia. |
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Pascal Mérigeau - Jean Renoir
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