Lo zio d'America, che nelle famiglie spagnole non manca mai, incarica Carvalho di andare in Argentina a cercare il figlio Raúl, il cugino di Pepe, volontariamente desaparecido dopo essersi salvato durante la dittatura militare. Carvalho parte, convinto di immergersi nell'appassionata atmosfera del tango, si ritrova invece calato in una realtà ben diversa e sconcertante. Gli basta contattare amici ed ex compagni di lotta di Raúl perché il groviglio degli eventi lo travolga. Ci ritroviamo così a seguire un Carvalho curioso e scettico nelle realtà più disparate (le madri di plaza de Mayo, il mondo del pugilato, quello dell'alta finanza e dell'alta cucina, quello della polizia...), e ovunque salta fuori un cadavere nascosto nell'armadio. Intorno a Carvalho ruota tutta una schiera di diseredati, sognatori, falliti: Alma Modotti, una donna segnata dalle sofferenze di cui Pepe sente di potersi innamorare; il ragazzo che finge di essere, a turno, figlio illegittimo di Jorge Luís Borges o di Ernesto Sábato; l'ex militante che recita nei teatri off; un finto Robinson Crusoe e un finto Venerdì; don Vito, il socio dell'agenzia investigativa che Pepe sceglie per finanziarsi il soggiorno... La Buenos Aires descritta da Montalbán è epica e tragica insieme, profonda e cialtrona, una delle città più complesse e contraddittorie dei giorni nostri, una società che deve rigenerarsi dopo un lungo periodo di lutti oscuri, ma dove forse c'è ancora spazio per la poesia.
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