Una leggera scia di profumo emanata da un cadavere. Dettaglio insignificante per i più, quel sentore impercettibile è un indizio decisivo per don Attilio Verzi, dotato di un olfatto straordinario. Tanto fuori del comune dall’avergli attirato qualche accusa di rapporti col demonio. Del resto la scena del crimine è una chiesa nella Roma del 1846, sullo sfondo le lotte di potere per il controllo del papato. All’elezione di Pio IX ha tentato invano di opporsi l’imperatore Ferdinando I d’Austria, inviando l’arcivescovo di Milano e il suo assistente a porre il veto in favore di un proprio candidato. Troppo tardi. E il cadavere è appunto quello del giovane assistente. A don Verzi il nuovo pontefice, per allontanare da sé ogni sospetto, ha chiesto di scoprire l’assassino. Solo chi, come lui, cammina senza timore sull’orlo di un precipizio potrà far luce su quel delitto. Che sprigiona, per il suo fiuto sovrumano, l’inconfondibile odore del peccato |
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