Frank Norris - Una storia di San Francisco


 

 

Frank Norris

Una storia di San Francisco

McTeague

 

Neri Pozza, 1965

 

La tragica storia di un uomo, McTeague, travolto dall'umana cupidigia (e "Greed", cupidigia, intitolava Erich von Stroheim il suo grande film del 1924, tratto dal romanzo) è veramente una storia, una tragedia americana. E ciò non solo perché è una "Storia di San Francisco" - anche se la raffigurazione della città alla fine dell'ottocento costituisce di per sé un prezioso documento sociologico, e anche se il desolato paesaggio californiano sul cui sfondo la vicenda si conclude è un memorabile annuncio delle immagini che di esso offriranno i film western o quegli scrittori del novecento, come Steinbeck, che da Norris hanno preso non poco. Ma è una storia americana anche per l'attiva presenza in Norris di una pietà per l'uomo e, insieme, di una fiducia in certi fondamentali valori umani che correggono l'apparente determinismo dell'opera; per l'importanza centrale che viene attribuita ai simboli (e soprattutto a quello dell'oro), sì che una nuova dimensione si aggiunge al realismo della scrittura; per la continuità che attraverso l'uso stesso dei simboli, nonché di situazioni proprie del romanzo "nero", si stabilisce tra il romanzo e le opere dei maggiori narratori americani, da Charles Brockden Brown e Hawthorne, da Melville a Poe e a James. Ed è proprio con l'essere fedele alla propria tradizione che Norris riesce a rinnovarla e rinsanguarla, contribuendo al suo sviluppo con un romanzo che è da un lato l'esemplare frutto della ricerca precedente e dall'altro un'opera veritiera e aspra, coraggiosa e virile di un narratore di genio, per il quale il romanzo era, appunto, "la più virile delle arti".

 

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