Quando muore, il 3 marzo 1983, Hergé lascia lo storyboard disegnato di 42 tavole per una nuova avventura di Tintin: Tintin e l’Alph-Art. La vicenda si svolge fra Moulinsart, Ischia e Bruxelles ed è centrata su un traffico di quadri d’autore falsi, un intreccio che si muove nel mercato dell’arte contemporanea fra galleristi, mode e legami ambigui critica, promozione commerciale e speculazione economica, caratteristiche che Hergé conosceva in prima persona nel doppio ruolo di aspirante pittore e collezionista. “Alph-Art” è infatti il nome di una linea di opere (sculture e pitture), ideata e realizzata dal poliedrico artista Remo Nash e ispirata a una lettera dell’alfabeto. Tintin e l’Alph-Art non è quindi un racconto ma il suo embrione e da questa incompiutezza guadagna un fascino particolare. Ci troviamo infatti non a inseguire una storia e le evoluzioni dei personaggi quanto a fantasticare su ciò che sarebbe potuto essere e sulle scelte di Hergé, anche alla luce della sua stessa ammissione resa a Benoit Peeters tre mesi prima di morire nella quale ammetteva di non aver idea di dove questo racconto l’avrebbe condotto. |
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