Caduto in disgrazia presso i suoi superiori, e ridotto al rango di funzionario amministrativo, Aurelio Zen, per mancanza di altre alternative, è richiamato al servizio attivo e inviato a Perugia per indagare sul sequestro di un importante e potente industriale. Sia i suoi colleghi che la famiglia del rapito non sembrano gradire la presenza di Zen in città, che si trova a dover combattere su più fronti - la famiglia della vittima, gli altri poliziotti, un magistrato che sembra voler utilizzarlo per i suoi scopi, un omicidio che contribuisce a metterlo in difficoltà… - in un ambiente segnato non solo da omertà ed ostilità, ma anche da antichi rancori e trame recenti che lo fanno apparire un vero e proprio «nido di topi».È come al solito in una città famosa, ma della quale viene messo in luce il lato più oscuro, che si muove anche questa volta Aurelio Zen, uno dei più umani e simpatici poliziotti che i grandi scrittori internazionali di thrillers abbiano saputo creare. E, come sempre nei romanzi di Michael Dibdin, la realtà e la conclusione finale sono più sfuggenti di quanto possano ragionevolmente apparire...
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