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Nicholson Baker |
A temperatura ambiente |
Room Temperature |
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Frassinelli, 1995 |
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Un giovane padre con una figlioletta di sei mesi tra le braccia, in un malinconico pomeriggio autunnale: in soli venti minuti - il breve tempo di una poppata -, attraverso un'oscillazione quasi impercettibile di memoria e immaginazione, l'uomo rievoca parte del suo passato, lo ripercorre a frammenti, lo ricrea, per poi ritornare al presente. Basta un lieve gesto della piccola, un suo sguardo, un gemito, perché, come in un caleidoscopio, con repentini passaggi di luci e ombre si succedano le visioni di un'età perduta. In una parabola di abbagli, appaiono così l'amico dell'infanzia - e il gioco in cui vinceva chi riusciva a trattenere più a lungo il respiro -, la predilezione quasi morbosa per il burro di arachidi, la madre e le sue ossessioni, i silenzi del padre. E poi le riflessioni sulla quotidianità: l'intimità e la dolcezza di una vita tranquilla, il legame con Patty, l'emozione della paternità. La densità delle immagini e dei ricordi, le improvvise e imprevedibili intuizioni del cuore illumninato e oscurano così la singolarità dell'ordinario, sovvertendo la prospettiva che governa la normalità del mondo, ingrandendo dettagli minimi, banali, come dietro una lente. Il fantasticare del protagonista, affidandosi a semplici associazioni mentali, attraversa spazi illimitati: filosofia, letteratura, sesso, malattia, complicità, lavoro... tutto è significativo e prezioso. E sempre, quasi obbedendo a un richiamo affettuoso e istintivo, l'occhio torna a posarsi sulla bambina, sulla sua bellezza e innocenza, e sul mistero della sua esistenza. |
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Nicholson Baker - A temperatura ambiente
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