Alan Bradley - Il Natale di Flavia de Luce


 

 

 

Alan Bradley

2013

Il Natale di Flavia de Luce

I Am Half-Sick of Shadows, 2011

Serie Flavia de Luce

# 4

Sellerio

Un triste Natale si profila per l’undicenne Flavia de Luce e nemmeno gli amati esperimenti di chimica, da un po’ di tempo tendenti irresistibilmente a sintetizzare veleni, riescono a consolarla. Le condizioni economiche negative hanno costretto il padre a dare in affitto parte della dimora di famiglia. La tenuta di Buckshaw, con il parco innevato e la magione sterminata, dovrà ospitare un’intera troupe cinematografica per girare un film ambientato in una tipica casa nobiliare di campagna inglese. L’invasione si rivela meno noiosa del previsto. Al contrario, Flavia, le tremende sorelle Daffy e Feely, l’impareggiabile Dogger e la fedele signora Mullet, si trovano trascinati nel pieno della tempesta creativa filmica, chiassosa irriverente divertente, e soprattutto fanno spigliata conoscenza con la diva delle dive, Phyllis Wyvern che non si capisce mai quando smette di recitare, e con il suo partner, Desmond Duncan, dal profilo che si staglia nell’aria. Il caotico tran tran delle riprese viene interrotto da una serie di incidenti inattesi. Una bufera di neve isola la casa da tutto il mondo esterno. E un raccapricciante assassinio, preannunciato da parecchi particolari, allusivi o indiziari, offre all’ingegnosa Flavia di esercitare finalmente il candido intuito di detective infallibile e la perizia di scienziata sperimentale. I misteri di Flavia de Luce avvincono in un’atmosfera assieme tenera e tenebrosa, perfida con un fondo di innocenza. La voglia di seguirli pagina dopo pagina, in un intrattenimento gustoso e venato di attesa, verosimilmente viene dall’audace miscela di Sherlock Holmes, Agatha Christie e Pippi Calzelunghe, amalgamati da un’ironia fatta di sottintesi e doppi sensi, acuta e pura come solo una vera undicenne intelligente e priva di pregiudizi che racconta può creare. Ma su ogni sensazione da lettori domina lei, Flavia de Luce, cui basta la singola parola con cui la descrisse il «New York Times» incantevole.

 

 

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