Ogni lettore di gialli prima o poi se l'è chiesto: come saranno stati da bambini gli investigatori che abbiamo imparato ad apprezzare negli ultimi anni? Ecco la risposta, in cinque racconti di cinque (sei) firme di punta della narrativa gialla italiana, che hanno immaginato i loro personaggi da piccoli, alle prese con piccole storie che fanno presagire quale sarà il loro carattere, e il loro fiuto, da adulti - o forse no. Incontriamo così il futuro avvocato Greta Morandi e il futuro investigatore Mario Longoni, di Arosio & Maimone, nella Milano autarchica del 1936; il piccolo Sandrino Micuzzi, di Massimo Cassani, alle prese con una rivista misteriosa; Max Gilardi, di Elda Lanza, che rievoca il suo ultimo anno di scuola elementare; il giovane Norberto Melis, di Hans Tuzzi, in vacanza in Liguria, nel 1951; e infine Franco Bordelli, di Marco Vichi, che nel 1919 ha nove anni e vive la sua prima avventura tra il pianterreno e l'ultimo piano della casa dei suoi genitori. Elenco racconti: - Autarchia - Greta, Marlon e le tre verità - Arosio & Maimone (Milano, giugno 1936. L’Italia è al duecentesimo giorno delle sanzioni economiche per l’avventura africana, il Duce invoca l’Autarchia e gli italiani bevono cicoria al posto del caffè, mentre il Fascismo vara provvedimenti populisti. Una bambina dai capelli rossi e la sua governante assistono in via Laghetto al brutale omicidio di un uomo per mano (e coltello) di una giovane donna. Un bel ragazzo di 16 anni che sogna di fare il pugile si mette in mezzo e le salva dalla furia dell’assassina. I giornali e la polizia inseguono un fantomatico anarchico. L’improvvisato, ma assai determinato terzetto, non si rassegna al gioco delle tre verità e sfida il potere alla ricerca dell’unica vera. E’ l’inizio di due carriere contro il crimine: quella del futuro avvocato Greta Morandi, e dell’investigatore Mario Longoni, detto Marlon.)
- Il libraio - L’amico di villeggiatura del commissario Micuzzi - Massimo Cassani (Pasqua 1976, mentre la primavera sta facendo sentire il suo profumo anche nella case di Milano, al piccolo amico di Sandrino Micuzzi – futuro commissario di Polizia – muore lo zio preferito: stava leggendo una rivista immerso nell’acqua della vasca da bagno. La moglie sentenzia che la colpa del decesso è proprio in quella lettura “proibita” e il bambino – rampollo di una ricca famiglia di costruttori e colpito da un mistero di cui non sa darsi spiegazione – ruba la rivista per esaminarla insieme al Sandrino, suo compagno di villeggiatura nella casa colonica alle pendici delle Prealpi. E’ forse questa la prima indagine del commissario Micuzzi, già allora stralunato sognatore e innamorato delle storie di Jules Verne, poi sostituite da adulto dagli amati Urania. Ma la fantasiosa e rocambolesca inchiesta dei due bambini, svolta proprio nella bella casa immersa nel verde lontano da Milano, incontra più di una difficoltà. Il mistero verrà risolto trent’anni dopo rivelando una di quelle verità che non rendono felici.)
- Mi chiamo Massimo - Max Gilardi, avvocato, e Giacomo Cataldo, investigatore, e la loro antica stretta di mano - Elda Lanza (Max Gilardi, intervistato da Elda Lanza, racconta la propria infanzia, il passaggio dalle scuole elementari al liceo. I compagni, i “buoni” e i “cattivi”- personalità diverse, difficili da riconoscere. E la famiglia, nel contrasto di due amori inconciliabili: una madre debole e molto amata e un padre giudice e despota. Ferite che gli faranno scegliere la fuga, da adulto, verso una faticosa carriera di commissario, e che infine lo riporteranno a casa, a Napoli, e riprendere la professione di avvocato. Dirà di sé: “Sono un avvocato impiccione”. Perché l’indagine, l’analisi, l’ossessiva ricerca della verità sono dall’infanzia il principio che lo stuzzica. Come Ulisse, è il ritorno a casa la ragione di quel ritorno a Napoli. Di quella ritrovata amicizia dell’infanzia, che si consolida nella maturità e nei ricordi. Giacomo è il suo compagno di banco, il ragazzo che veniva dalla costa dei pescatori in quella scuola di lusso per raccomandazione di una zia badessa. Lui, il figlio del giudice del tribunale di Napoli. La loro amicizia nasce nel momento in cui si stringono la mano in quel primo banco dove trascorreranno insieme l’intero anno scolastico: “Mi chiamo Massimo”. “Si’, lo so chi sei…”. Massimo aiuterà il nuovo amico nei compiti. Ma anche a non confondere onestà, timori e pregiudizi. Con lui riuscirà a smascherare una ragazzata finita male. “Tu sei ancora amico mio?” “Si’, naturalmente”. “Allora anch’io”. Un patto che li riavvicinerà – uno avvocato e l’altro investigatore – in una comune sfida che continua negli anni e che si rafforza alternando professione e vita privata, amori seri e ragazzate. Sempre uno accanto all’altro, sempre uno per l’altro, pronti a giocarsi la vita. Forse l’amicizia ha bisogno di questo: una stretta di mano. Io mi chiamo Massimo.)
- Il fico egoista - L’azzurra infanzia del vicequestore Melis - Hans Tuzzi (Liguria, giugno 1951. Il piccolo Norberto Melis è ospite nella villa del nonno, a Nervi, dopo aver bruscamente interrotto in anticipo l’anno scolastico. Perché? Nel giardino che ai suoi occhi è quasi una magica giungla, seguendo l’istinto, affidandosi alla particolare, discrepante logica del pensiero infantile, Norberto intuisce che a questa decisione non è estraneo l’arrivo a scuola dei carabinieri. Certo, non erano venuti per lui ma per il suo amico Francesco, e per accompagnarlo dalla nonna, nulla più. Eppure… E poi, perché un altro carabiniere, piccolo e grasso, viene a trovare il nonno? E perché il vecchio Aly, che sta al nonno come Kammamuri sta a Yanez, fra una deliziosa limonata e una fiaba che narra di luoghi lontani, elude abilmente ogni domanda?)
- Il segreto di Ermelinda - Una dolorosa storia del piccolo Bordelli - Marco Vichi (È il 1919, Franco Bordelli ha nove anni. All’ultimo piano del palazzo dove abita con i genitori, vive una vecchia zitella di novant’anni. I due stringono una singolare amicizia, finché un giorno Ermelinda annuncia che sta per lasciare questo mondo, consegna al piccolo addoloratissimo Franco uno scrigno e gli dice di aprirlo soltanto dopo che lei sarà morta. Ermelinda si toglie la vita quella notte stessa. Bordelli apre lo scrigno e trova le istruzioni di Ermelinda, che eseguirà con convinzione, dissotterrando senza saperlo un’antica storia familiare seppellita dal tempo.)
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