I giallisti sanno benissimo chi sia Julian Symons, ritenuto una delle grandi autorità della letteratura poliziesca inglese. La sua produzione ha continuato per anni ad essere seguita da affezionati lettori in tutto i mondo, pur offrendo, ogni tanto, qualche momento di stanchezza. The man who killed himself (La parrucca rossa) appartiene la sua miglior vena, anche perché si rialaccia in qualche modo alla doppia personalità del Dr. Jekill e di Mr. Hyde. Protagonista è un piccolo e sottomesso personaggio che, leggendo le storie di famosi omicidi, cerca ancora una volta di costruire un delitto perfetto. Questo uomo da nulla, che si chiama Arthur, non è mai riuscito a combinare veramente qualcosa nella vita, anzi, é sempre stato imbrogliato e sfruttato dagli altri. Appoggiandosi alla solita pazienza degli inetti e con l'aiuto di un personaggio del tutto contrario al suo, un maggiore ritiratosi dall'esercito, che sembra faccia parte di un'organizzazione di spionaggio, liquida, dopo qualche tentativo andato a male, la propria moglie e scompare. Quali siano i rapporti tra Arthur e i maggiore non sono celati da Symons: si tratta della stessa persona che, per un caso, verrà poi arrestato, non per il delitto della moglie, ma per un altro, da lui stesso commesso in seguito. Si comprende subito come su un tema come questo, e soprattutto sulla trasformazione del timido omuncolo nel maggiore seduttore di ragazze e di Signore, che ha una parrucca rossa fiammeggiante, Symons abbia costruito una delle sue opere migliori
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