Tra le onde increspate del lago d’Orta, il vicecommissario Enea Zottìa, seduto a prua di un’imbarcazione, naviga verso l’isola di San Giulio. La sua non è una gita in barca, ma l’inizio di una nuova indagine. La richiesta, discreta, è arrivata dalle suore del convento arroccato sull’isola, turbate da strani furti che avvengono dentro le loro mura ma anche nelle ville della zona. Inoltre c’è un quadro che scompare e riappare inspiegabilmente: non è che il vicecommissario potrebbe...? E così Enea è tornato in un luogo al quale lo legano ricordi indimenticabili. Ma appena giunto, è tentato di lasciar perdere: scovare ladri non è la sua specialità, l’atmosfera ovattata del convento lo mette a disagio, e le tristezze del passato, del suo amore infelice per la bionda Serena non vogliono saperne di abbandonarlo. Poi, del tutto inaspettato, un delitto viene a turbare l’incanto di quei luoghi. In una stradina appartata, dove non passa mai nessuno, giace un uomo, ucciso con un violento colpo alla testa. È un semplice lavorante, uno di quelli che danno una mano per incarichi di poco conto, perché ucciderlo? Zottìa inizia con pazienza a indagare, e anche il lettore, insieme a lui, conoscerà una serie di personaggi memorabili come l’astuto e disinvolto Guidalberto Porrone, la gelida suor Venanzia, il mite giardiniere Zilloni, il rubicondo ragionier Stefanini e soprattutto l’affascinante e misteriosa Giulia, la giovane donna che ha deciso di ritirarsi sull’isola e dalla quale Enea si sente irresistibilmente attratto. Con pennellate intense e precise Marco Polillo ci racconta l’atmosfera di un paese in cui il tempo sembra essersi fermato ma che, come il lago che lo circonda, sotto la patina di invidie, astuzie e pettegolezzi sussurrati, nasconde una realtà insospettabile.
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