Siamo alle solite, il Cardo non riesce proprio a starsene lontano dai guai. Colpa della sua lingua lunga e del suo menefreghismo. Del resto lui è il ‘modello base’, quello senza optional. Così, dovrà essere ancora una volta Ribò a tirarlo fuori da un intrigo che nasce fra le calli di Venezia e si sviluppa in un esclusivo circolo di canottaggio, al Parco del Valentino di Torino, con colpi di scena a ripetizione narrati in prima persona dal Cardo stesso, sulfureo, sgangherato e irriverente come sempre. Ed eccolo subito sott’acqua, mezzo annegato, e poi costretto a diventare uno schiavo muto con un collare antipulci al collo, e di nuovo catturato, picchiato dal Golem, per finire poi in un pozzo, nelle segrete di un castello... E tutto per colpa di un innocuo quadro. Mille rogne, insomma, ma anche mille risate, perché il Cardo, ormai lo conoscete, no?, butta tutto in burla.
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