Due romanzi brevi, ambientati in periodi diversi della carriera del detective più famoso dell’antica Cina, ispirati a due segni dello zodiaco cinese: la Scimmia e la Tigre. Due gemme che si incastonano mirabilmente nella serie “I casi del giudice Dee”. Anno 666 d.C.: il magistrato Dee si trova nella provincia di Hanyuan. Qui grazie alla curiosità di un gibbone che stringe tra le dita un prezioso anello dall’insolita fattura, fa la scoperta del corpo senza vita di un vagabondo. Potendo contare solo sull’aiuto di Tao Gan, da poco entrato al servizio del Tribunale, il giudice nel giro di ventiquattro ore scoprirà l’identità del cadavere e del suo assassino e risolverà anche uno spinoso caso di contrabbando. Lasciamo la provincia di Han-yuan e ritroviamo il giudice, dieci anni più tardi, in viaggio verso la Capitale Celeste per assumere la più alta carica di funzionario metropolitano. A causa di una spaventosa alluvione, il magistrato rimane isolato e senza scorta nella dimora di un proprietario terriero tenuta sotto assedio da una banda di predoni. Il giudice Dee dovrà fare affidamento solo sul proprio ingegno per fronteggiare le famigerate Tigri Volanti e far luce sulla morte improvvisa della signorina Min, giovane figlia del padrone di casa. |
Nessun commento:
Posta un commento