James Hilton - Orizzonte perduto


 

 

 

 

 

 

 

 

James Hilton

Orizzonte perduto

Lost Horizon

 

Sellerio, 1995

 

Da questo libro, nel 1937 Frank Capra trasse un film celebre, che giunse in Italia col titolo Shangri-La. Il film spinse molti a ritornare al libro (inseguendo una «sinergia» oggi banale, allora nuova). Ma il libro conserva un autonomo messaggio, e un’ambizione, nell’avventuroso intreccio, non solo spettacolare. Shangri-La è il monastero tibetano che ospita una antichissima e segreta città di saggi, raccolti da ogni parte del mondo, di sesso cultura religione e temperamento diversi, che meditano studiano vivono estremamente longevi e passabilmente felici senza inseguire un preordinato disegno di felicità - e soprattutto senza preoccuparsi di imporlo per le vie della religione o della condotta o dell’utopia. Nessuno vi cerca l’Uomo Nuovo; ognuno vivendo coopera a conservare i differenti valori dell’umana civiltà. Orizzonte perduto racconta l’avventura di quattro persone che vi giunsero, quello che videro e il destino che li inseguì da quella esperienza. Un’avventura etica, esoterica, sapienziale; ma soprattutto, dovrebbe dirsi, un’avventura rooseveltiana escogitata in anni in cui i totalitarismi architettando l’Uomo Nuovo ingigantivano tutte le antiche archeologie di morte. «Se dovessi dirvelo in breve potrei definire la nostra principale credenza così: moderazione. Inculchiamo la virtù di evitare eccessi di qualunque specie; persino, perdonatemi il paradosso, eccessi di virtù. Questo principio è la fonte di uno speciale grado di felicità. Noi governiamo con moderata severità, e siamo soddisfatti di un’obbedienza pure moderata. La nostra gente è moderatamente sobria, moderatamente casta, e moderatamente onesta».

 


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