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Luis Landero |
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Giochi tardivi |
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Feltrinelli, 1991 |
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Gregorio Olias è un Don Chisciotte di serie B, un “uomo senza qualità”, grigio, mediocre. Vive una vita banale, con il ricordo di un’infanzia miserrima, un povero matrimonio convenzionale, come tanti, un lavoro triste, che spersonalizza. Ma ecco che un giorno, mentre è seduto alla sua piccola scrivania di distributore di vino e olive, il destino gli fornisce inaspettatamente il Sancho di cui aveva bisogno. E il commesso viaggiatore Gii che, telefonandogli per lavoro da remote province, e riversando su di lui le sue frustrate esigenze di “vita”, lo indurrà a trasformarsi nel mitico personaggio di Augusto Faroni, tutto costruito sulle maschere anacronistiche del poeta bohémien, grande amatore, uomo di mondo, rivoluzionario. Vivere diventa così un gioco, frutto di una fantasia esasperata e di un incontenibile bisogno di sentirsi qualcuno. Un tenero gioco dell’età tardiva, la proiezione ludica di un ideale che può diventare pericoloso, perché in vertiginoso equilibrismo tra due esistenze: quella reale e quella sognata. La tensione è costruita sull’affanno di essere, di essere in maniera il più possibile fantastica ma credibile, sull’esigenza di un’intensificazione della vita che sconfigga per un momento quel sentirsi sempre uguali a se stessi e si accosti alla proiezione onirica di ciò che solo in sogno ci è dato di essere. |
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Luis Landero - Giochi tardivi
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