Publio Cornelio Tacito |
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Annali |
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Rizzoli, 1981 |
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Tacito è il più grande storico della letteratura latina: fu, tra i Romani, ciò che Tucidide era stato per i Greci. La sua opera è sorretta dal puntuale esame delle fonti – gli "Acta senatus" e gli scritti dei "rerum scriptores" che l'avevano preceduto –, anche se talvolta lo storico arriva a fare torto ai criteri dell'oggettività pur di sostenere il proprio ideale repubblicano contro la decadenza del sistema politico imperiale. Il suo stile lapidario, conciso, ormai assai lontano dalla sonora armonia ciceroniana, rimane inconfondibile e di un'efficacia espressiva difficilmente imitabile. Gli "Annales", la sua opera più famosa insieme alle "Historiae", ci sono giunti lacunosi: abbiamo i primi sei libri, dedicati a Tiberio, e un secondo gruppo di libri, dall'undicesimo al sedicesimo, relativi alla fine del principato di Claudio e quasi tutto quello di Nerone. Se già nella parte iniziale Tacito trova modo di stigmatizzare con particolare forza lo svilimento e la svendita della dignità della classe senatoria di fronte all'imperatore, è soprattutto quando affronta la figura di Nerone che gli si offre l'occasione per dipingere un ritratto a tinte cupe del potere assoluto nel suo aspetto più degenerato. |
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Publio Cornelio Tacito - Annali
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