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William S. Burroughs |
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La macchina morbida |
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The Soft Machine, 1961 |
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serie |
# 1 |
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Adelphi, 2003 |
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Il mondo che molti identificano con gli scenari di Blade Runner era già stato disegnato anni prima, e con più venefiche insinuazioni, da William Burroughs, soprattutto nella Macchina morbida. È un mondo intermedio fra l’organico e l’inorganico, dove la droga – ogni sorta di droga – costituisce il collante universale, e la paranoia, con la sua inclinazione a trovare in tutto – e in primo luogo nella mente dei singoli come della società – qualche perverso agente di controllo, costituisce la lingua franca, l’unica in cui personaggi larvali sono in grado di intendersi. Ma quel che fa la grandezza di Burroughs è la precisione di ciò che vede, l’individuazione tenace dell’immagine. Una precisione grazie alla quale la sua prosa si sottrae a quella genericità che minaccia tanta parte della science fiction. A suo modo, Burroughs è un narratore verista, uno Zola dei rifiuti metropolitani, che non si dedica alla saga dei Rougon-Macquart ma a quella dell’ispettore Lee e della Polizia della Nova oltre che delle forze oscure serpeggianti nel pianeta. |
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William S. Burroughs - La macchina morbida
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