Mario Vargas Llosa
La città e i cani
Rizzoli, 1985 (Prima pubblicazione: 1967)
«...poi lo trascinarono dalla camerata nello stadio e non poteva ricordare se era ancora giorno o se si era già fatta notte. Lì lo denudarono e la voce gli ordinò di nuotare di schiena sulla pista di atletica, intorno al campo di calcio. Poi lo riportarono in una camerata del quarto e rifece un mucchio di letti, e cantò e ballò su un armadio, e imitò un attore cinematografico, e lustrò tutta una fila di scarponi, e pulì una piastrella con la lingua, e fornicò con un cuscino, e bevve orina, ma tutto in una vertigine febbrile e a un tratto si trovò nel suo reparto, steso sul letto, a pensare: "Giuro che scapperò. Domani stesso". In camerata, nessuno parlava. I ragazzi si guardavano l'un l'altro e nonostante fossero stati picchiati, sputacchiati, impiastricciati di vernice, e intrisi di orina, erano seri e cerimoniosi.» E' questa la prima lezione impartita ai nuovi ospiti del Collegio Militare Leoncio Prado. Una lezione che più di ogni altra ne determinerà il comportamento e segnerà, nella violenza, i confini del loro mondo. Vittime di altre vittime che su di loro sfogano frustrati istinti di ribellione, i "cani" imparano a difendersi e ad attaccare in un microcosmo in cui la sopraffazione e la forza bruta sono leuniche leggi della convivenza. Mario Vargas Llosa aveva appena 26 anni quando si impose all'attenzione del mondo con questa stupenda, cruda e al tempo stesso appassionata metafora della realtà di un intero continente. E il romanzo ha conservato intatta nel tempo tutta la sua dirompente carica na
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