Concetto Marchesi - Il libro di Tersite





Concetto Marchesi

Il libro di Tersite

Candidato 1950

(Edizione Sellerio, 1993)

 

In un treno fermo, di notte, alla stazione di Milano, in tempo di guerra. «Uno, da un angolo, con una lampadina s'illuminava il giornale. Poi prese a parlare col vicino. Diceva: - Io sono comunista fascista. - Ma lei è un bolscevico, non è un italiano! Abbia almeno il pudore di stare zitto, altrimenti sono capace di farla arrestare io. Ha capito? - Intervenne la voce accorata di un terzo, che stava di fronte: - Calma signori, calma per carità. Siamo tutti italiani, un po' di pace almeno allo scuro...». Uno degli otto viaggiatori, nel microcosmo dello scompartimento, era Concetto Marchesi, in fuga da Padova ai primi di dicembre del 1943, e certo non in vena di confessioni politiche. Quell'esperienza si traduce in un racconto, La bisaccia di Cratete, appena velatamente autobiografico: dalle origini siciliane, dominate dalla figura di don Tommaso Ardizzone, prete ribelle, maestro indimenticabile, ossuto, implacabile, fino all'esilio, sopraggiunto in vecchiaia, nel momento più buio della lunga notte del '43. Concetto Marchesi fu prosatore felice. E lo era stato sin dagli anni remoti del sodalizio con Angelo Formiggini, l'editore modenese suicida per protesta contro le leggi razziali del fascismo. Per Formiggini per la fortunata sua collana «Simpaticissima», pensata per i frequentatori delle stazioni e dei treni, aveva scritto, nel 1919, questo Libro di Tersite: il «libro della mia vita» come lo definiva anni dopo, da cui traspare forse la parte più gelosamente privata della sua vicenda umana. Luciano Canfora

 

 



Nessun commento:

Posta un commento