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Gino Montesanto |
La cupola |
finalista 1966 |
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Mondadori, 1966 |
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Storia di un suicidio morale, La cupola di Gino Montesanto è insieme la storia di un caso di coscienza, un documento di vita italiana e “romana”, un atto d'accusa nei confronti di una società e di un ambiente troppo volentieri trascurati dalla letteratura. Materia privata e materia pubblica si compenetrano in un risultato compatto, e la freddezza della narrazione non si compiace di analisi e introspezioni psicologiche. Nello squallido progredire della propria corruzione, pur invadendo tutta la scena, il protagonista in terza persona è seguito più per quello che vede e fa, che per quello che sente e pensa. Marco Baldoni, cattolico sui trent'anni, subisce la tentazione del potere politico, o meglio del benessere che il sistema del sottogoverno offre a chi accetta di essere utilizzato; sulle prime resiste, per scrupolo morale e anche nella nascosta persuasione che l’intransigenza a sua volta sia profittevole, poi, a poco a poco si accorge che per sopravvivere nel perbenistico mondo di falsi crociati, traffichini, funzionari laici e no tra i quali si muove non c'è che l'integrazione nel sistema. Appena con un brivido, Marco arriverà all’agghiacciante conclusione che qualsiasi resistenza morale, qualsiasi innocenza protestataria non sarebbero niente di più, alla fine, che un sogno di impotenza mondana. |
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Gino Montesanto - La cupola
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