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Vincitore 1977 |
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Giorgio Saviane |
1977 |
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Eutanasia di un amore |
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Rizzoli |
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Tra coloro che hanno letto il manoscritto prima della pubblicazione, sei affermano che è il mio romanzo di più agile lettura seppure complesso quanto "Il mare verticale"; per il settimo invece è un piacevole romanzo d'amore che non può reggere con quello un valido confronto. Sena, la protagonista, rappresenta la pienezza sentimentale, che è ripetizione dell'amore materno. Paolo è travolto dalla vicenda suo malgrado, per l'abbandono di Sena. Conosce la disperazione della carne che spazza via ogni residuo lirismo (vedi lettera a Sena); ma una volta tornati insieme, approdano all'eutanasìa nell'inconsapevole ricerca di un amore maggiore. L'intento culturale del romanzo è di avere percorso una storia d'amore che è "la" storia dell'amore. Essa narra dell'incanto sessuale come di un fatto di conoscenza ("il rapporto dell'uomo alla donna è il più naturale rapporto dell'uomo all'uomo" dice Marx). Ma tale rapporto deve superare l'amore possessivo che si ha nei confronti dei figli: non puoi possedere tutti gli uomini: e se ne spremi il concetto ne trai un risultato narcisistico, di potenza (tirannide); o, capovolgendolo, arrivi al precetto evangelico "ama il prossimo tuo come te stesso". Dove tuttavia permangono resistenze narcisistiche: mentre amare il prossimo per averne gioia è conoscere che l'altruismo è uno sblocco della solitudine attraverso l'informazione: unica possibile politica umana. Accettare l'altro non come atto di necessità o di opportunità: ma di piacere. Questa è l'informazione d'amore che il romanzo tenta di trasmettere attraverso i fatti giudicati troppo divertenti dal settimo lettore: ma ciò non prova (una maschera è visibile e significa) che la scrittura dà il suo contributo ad accreditare l'idea, concretizzandola? Così l'aver sorpreso i miei personaggi drammaticamente coinvolti nel problema dell'aborto, non ha significato per me rincorrere l'attualità, ma viverla. La narrazione passa dalla terza persona alla prima, e la prima si ribalta da Paolo a Sena e viceversa. Ma il fintato annegamento della protagonista e la sterilità di Silva rimangono due fatti di legno, direi così, che denunciano il tentativo di origliare alla porta del futuro. Ho provato a scardinarla quella porta: è rimasta chiusa. Meglio allora, mi sono detto, un'occhiata dal buco della chiave: al di là c'è la madre culturale, astrattamente (o molto elementarmente?) rappresentata dalla donna sterile: ma solo come simbolo: madre culturale significa madre umana, che aggiunge alla carica istintuale quella di essere la madre di tutti. Analoga al mare, che in un giorno di bonaccia comunica a Paolo la proposizione, a un tempo naturale e concettuale, che l'amore è, sì, un dato antico, ma rimane amore solo se si rinnova continuamente. Il mare, questa volta tutto orizzontale, chiude il romanzo in una sosta di riflessione, quasi un riflusso, per saldare alla madre antichissima la speranza di una nuova madre d'amore. G.S. |
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