Giulio Cattaneo - Da inverno a inverno



Giulio Cattaneo

Da inverno a inverno

finalista 1969

il Mulino, 1993

 

Si stenta a crederlo, ma con l'esplosione narrativa di Giulio Cattaneo, quanto dire la «rivelazione» letteraria del '68, anche la generazione dei nati tra il '20 e il '30, la generazione sconfitta, delusa per definizione, schiacciata tra i padri e i figli, ha l'aria di voler dire una parola. Lo stile sembra essere quello di un'espressione attraversata dall'humour, da uno scetticismo beffardo e malinconico, non ignaro di pietà, avvezzato alla cattiveria. Fatti pubblici e privati visti con un occhio «diverso», scaltrito, critico; le cose del mondo ascoltate con un orecchio poco sensibile alle imbonizioni. È il caso di Da inverno a inverno: i fatti dell'anno di Dio, il 1944, ci si ripresentano completamente al di fuori della prospettiva in cui siamo soliti ambientarli. Uno studente fiorentine diciannovenne viene arruolato come soldato semplice nelle file dell'esercito tedesco; ammalatosi, viene spedito a Cortina d'Ampezzo; dimesso, cerca di riguadagnare Firenze ma si sperde nell'Appennino, raggiunge la Romagna e ripara nel paesino di San Tommaso, frazione di Cesena, ospite di una remota e gozzaniana casa di zii. Passano gli Alleati, il fronte di San Tommaso, in campagna, sembra quello dei racconti di Maupassant. Vero e sconcertante, il modo in cui Cattaneo rivisita quei tempi e quelle vicende. Alla semplicità naturale del racconto, che nella sua raffinatezza s'intarsia di continui riferimenti intellettuali e letterari (soprattutto Renato Serra, il Serra romagnolo) fa riscontro una pungente, intensa religiosità da Vangelo, la febbre e lo spazio dell'anima, la giovinezza al primo contatto col mondo. Dopo L'uomo della novità, si conferma la facoltà di «narrare» di Cattaneo: con quella scrittura precisa, impercettibilmente ironica, e insieme candida e come sbadata, come traballoni, meravigliosamente attenta ai prodigi della natura, ai trapassi d'atmosfera, all'avvicendarsi delle ore del giorno. Non esistono oggi altri esempi di un tale nativo dono di scrittura «primitiva» e «luminosa».

 

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