Janet Frame - Dentro il muro



NONFICTION e/o INTERNI

 

Janet Frame - Dentro il muro

L'allucinante viaggio di una donna nel mondo dei "nidi del cuculo"

Faces in the Water, 1961

 

 

Interno Giallo

1990

 

A vent’anni, Istina Mavet, un’insegnante neozelandese proveniente da una famiglia modesta, sente aprirsi fra sé e gli altri un distacco che aumenta sempre più, come se il resto del mondo si allontanasse dal blocco di ghiaccio galleggiante sul quale ha la sensazione di trovarsi, sola, in balia di venti gelidi. Con genitori e medici più attenti, il “male” di Istina sarebbe facilmente identificabile come crisi depressiva e potrebbe essere curato di conseguenza. Invece per la ragazza è l’inizio di un lungo itinerario di alienazione e di sofferenza che si snoda nell’arco di nove anni. Cliffhaven e Treecroft, i due ospedali psichiatrici in cui Istina viene ricoverata a più riprese, sono le tappe fondamentali di un viaggio all’interno della follia, ma sono anche due microcosmi affollati di un’umanità tormentata eppure vitale, animata da sentimenti e speranze tanto più vivi perché repressi.
La descrizione dell’esistenza all’interno di queste comunità e dei metodi di volta in volta paternalistici o sadici usati per “tagliare e cucire” la mente dei pazienti allo scopo di adattarla alla realtà esterna, si anima di ritratti a tutto tondo, di intrecci romanzeschi, di meschinità e di slanci. E proprio in nome di questa umanità, Istina, finalmente dimessa dopo nove anni, si rifiuta di dimenticare ciò che ha visto e vissuto, e sente anzi di doverne rendere testimonianza.
Definire questo libro semplicemente romanzo sarebbe come costringerlo dentro una camicia di forza: diario poetico (sorprendentemente venato d’ironia), affonda le sue radici nello scarto fra dicibile e indicibile, fra la cruda concretezza dell’elettrochoc e l’inafferrabile ambiguità della follia, dei suoi processi di associazione alogica, della sua pirotecnica ricchezza d’immagini. Solo chi ha vissuto in prima persona gli avvenimenti raccontati in Dentro il muro poteva scrivere un libro così.

 

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