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NONFICTION e/o INTERNI |
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Janet Frame - Vivere nel Maniototo Qualcuno pensa che quel luogo non esista, tanto è misterioso, e il solo nominarlo ammutolisce la gente |
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Living in the Maniototo, 1979 |
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Interno Giallo |
1992 |
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Violet Pansy Proudlock, scrittrice neozelandese, mentre si trova per la seconda volta a Baltimora ospite di un compatriota, Brian Wilford, riceve da una amica l’invito a recarsi a Berkeley, presso Irving e Trinity Garrett, una coppia di ammiratori che desiderano metterle a disposizione la casa per il periodo delle loro vacanze in Italia. Violet va a conoscerli. Con un salto temporale all’indietro, la scrittrice prende a parlare del suo passato, a cominciare da Blenheim, il sobborgo di Auckland dove ha abitato con il primo marito, Lewis Barnwell, studente di medicina divenuto posatore di fogne, il quale subisce un colpo apoplettico che, infirmando il centro del linguaggio, lo priva del “potere di dare nomi”, “il potere di Dio e dei poeti”. Rimasta vedova dopo dieci anni, con i proventi dei primi due libri Violet si reca per la prima volta da Brian, a Baltimora, dove incontra Tommy, uno scultore che, ormai emarginato, viene misteriosamente polverizzato dalla Furia Azzurra, un personaggio fittizio della pubblicità uscito da un detersivo. Tornata a Blenheim, si sposa con Lance Halleton, un mite professore di francese che ben presto cambia professione per trasformarsi in un implacabile esattore di crediti, e che un giorno viene trovato morto nel suo letto. A questo punto, Violet si sposta a Baltimora per la seconda volta e la trova infestata di truffatori, gangster e teppisti. E qui la narrazione si ricongiunge con l’inizio del romanzo. Pochi giorni dopo essersi installata nella casa dei Garrett, Violet riceve la notizia della loro morte in Italia a causa di un terremoto. Il testamento lascia lei erede universale. Nella villa, arrivano due coppie di conoscenti dei Garrett, invitati per quell’estate dai defunti padroni di casa: rispettivamente, Theo e Zita Carlton, e Roger e Doris Prestwick. La scrittrice, che ha concesso ai quattro di scegliere un “ricordo” degli amici morti, non può evadere dalla loro presenza e dai loro problemi, sicché evade dal suo fantomatico romanzo su un’altra scrittrice neozelandese, Margaret Rose Hurndell e, per compensazione, mette in bocca a ognuno degli ospiti un resoconto vagamente romanzesco della sua vita. Partite le due coppie, Violet chiude casa, ma sulla porta incontra i Garrett, tornati vivi e vegeti dall’Italia. Ancora stranita, giunge a Baltimora, dove apprende che Brian è morto (lui per davvero) il giorno dopo la sua partenza. In questo groviglio di verità e finzione, metterà ordine Alice Thumb, l’alterego creativo di Violet, attraverso il romanzo che, in realtà, è stato appena compiuto. Janet Frame, la più grande scrittrice neozelandese vivente, candidata quest’anno al Premio Nobel, affronta un tema a lei particolarmente caro: il processo di scrittura di un romanzo, con tutti gli errori connessi, le interruzioni, le irrilevanze. |
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