Massimo D'Avack - Si sa dov'è il cuore





Massimo D'Avack

Si sa dov'è il cuore

Candidato 1986

(Edizione Rusconi, 1986)

 

Nel Messico che sarebbe piaciuto a John Huston, un antieroe lucido e malinconico insegue l’ultima avventura.

L’eterna Camel tra le labbra, il tranch bianco incollato addosso, troppo alcool nello stomaco per non permettersi di essere lucido: è l’immagine stessa dell’antieroe che ha compiuto il balzo dalla letteratura alla vita. È Leo Lax, protagonista di questo romanzo che rappresenta una rivelazione nel panorama dell’attuale narrativa italiana. Per noi lettori non è difficile identificarci in lui, entrare nelle pagine, vivere la medesima avventura; perché Leo evoca i miti con i quali siamo cresciuti, in un gioco fitto di risonanze nelle quali s'intravede la “cifra” d'una generazione. Sullo sfondo il Messico, luogo deputato d’un inseguimento che si prolunga per sette anni. Leo è alla ricerca di Giuliano, di cui ha perso le tracce; la segnalazione di un amico detective lo conduce a un uomo che ha i connotati di Giuliano. Potrebbe essere lui. Di qui si dipana un’avventura labirintica, che tesse una rete di situazioni, di rapporti tesi e allarmanti. Un on the road stravolto e rivisitato, che s’accende di colori vividi, improvvise illuminazioni, momenti da non dimenticare. In scena — che film, la vita! — personaggi simili a ombre fluttuanti, fantasmi che emergono dal passato e dal presente. Pagina dopo pagina, prendono corpo sentimenti e passioni che bruciano troppo alti per non ridursi in cenere. Leo e Giuliano sono due "losers”, due perdenti, con il fascino ambiguo di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Accanto a loro, le tre donne che li hanno amati e lacerati: Noemi, Hannah e Tristezza. Belle e dannate, sensuali e rapaci come eroine di Faulkner, sono predestinate al naufragio. Il male umbratile che s’annida nelle pieghe dell’anima sembra erodere anche le ultime certezze: né si salva dalla ruggine del tempo, il grande sogno del cinema americano, impersonato nel libro da Rita Hayworth. Spietata e crudele odissea della vita? Forse. La caccia all’uomo, nel finale “giallo” e imprevedibile, si ribalta nel rifiuto di una realtà che gualcisce le ali fragili dei sogni. Non si può fuggire da se stessi. C'è sempre un’altra possibilità. Per Massimo D’Avack, nel raffinato cesello della sua scrittura, le gloriose avventure sono terminate da un pezzo. Gli eroi sono stanchi, il romanticismo sepolto, Ulisse non abita più qui. Ma il cuore — il cuore si sa sempre dov'è.

Massimo D’AVACK è nato a Roma nel 1940. È stato redattore dei programmi culturali della Rai ai fino al ’67. Passato all'editoria, ha lavorato per diversi anni, alla Rizzoli e alla Mondadori. Ha pubblicato un libro, Cinema e Letteratura (Roma 1963). Attualmente sta scrivendo un saggio sulla metafora nella narrativa americana da Melville al movimento postmoderno. Si sa dov'è il cuore è il suo primo romanzo.

 

 



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