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Pier Maria Pasinetti |
Il ponte dell'Accademia |
finalista 1968 |
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Bompiani, 1968 |
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Veneziano cioè cosmopolita per nascita, P. M. Pasinetti è stato sempre animato dall'idea rivoluzionaria che il romanzo italiano moderno e il suo «aggancio» internazionale siano appena cominciati. Questo è il suo terzo romanzo, dopo Rosso veneziano (« libro migliore e più importante del Gattopardo» secondo il «London Magazine ») e La confusione, che fece dire all'« Express »: «Pasinetti è un autentico scrittore, uno dei migliori se non il migliore che si possa trovare oggi in Italia ». Come i libri precedenti, anche questo è ricco di evocazioni venete, ma nuove aperture ne fanno l'opera conclusiva dello scrittore, la più originale e profonda. La principale invenzione è un Istituto sulla costa pacifica, che ha come scopo di esaminare la storia e la politica in termini di linguaggio affinché la comunicazione umana somigli un po' meno a un dialogo fra sordi. A questa specie di montagna, utopica ma vista con assoluta concretezza paesistica e umana, convergono tre italiani di generazioni diverse, con le loro memorie, i loro amori, i loro tesi interessi. In questo microcosmo i grandi bisogni e conflitti culturali e sentimentali del tempo si riflettono con intensità e sottigliezza; e il personaggio centrale, che narra in presa diretta buona parte del libro, è una delle voci più ascoltabili e trascinanti nella narrativa europea di oggi. |
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Pier Maria Pasinetti - Il ponte dell'Accademia
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