Luigi Compagnone - Capriccio con rovine



Luigi Compagnone

Capriccio con rovine

finalista 1968

Vallecchi, 1968

 

Una Napoli piovosa, ottenebrata da un presagio di finimondo; una famiglia borghese proiettata fuori del proprio cerchio di sicurezza, alla ricerca di un’Arca introvabile in un emblematico zoo, sconvolta da un rigurgito di tentazioni represse e di antiche paure, destinata a sprofondare in sogni lascivi e in incubi spaventosi; una donna che medita l’adulterio come espediente liberatorio, e nello stesso tempo lo vagheggia secondo schemi fumettistici nutrendosi di pornografia e di melodramma; un uomo votato alla progressiva perdita del proprio prestigio virile, vittima volontaria del culto di feticci semoventi, Noè di un’Arca di latta, scaduto patriarca che il diluvio non risparmierà; un figlio — in ultimo — che si emancipa stoltamente parodiando la disobbedienza: ecco gli ingredienti di questo Capriccio con rovine, un concitato romanzo in cui Luigi Compagnone combina la propria napoletanità con un soprassalto di deluso illuminismo, escogitando una desolata variante all’ Amara scienza, una rabbia che incolla pezzi di Henry Miller e di Eduardo De Filippo, contaminando immagini diverse della medesima volgarità, nella speranza di suscitare, fra tante rovine, il disegno di un esorcismo, la formula di una magia liberatrice. Per questo il presente romanzo è insieme polemica pubblica e cronaca onirica, collage provocatorio e satira di costume; canovaccio — infine — di una commedia dell’arte in cui violenza e sarcasmo si fissano In perentoria moralità.

 

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