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Renzo Rosso |
Il segno del toro |
Candidato 1980 |
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(Edizione Mondadori, 1980) |
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Da qualche parte, a nordest, c’è la cittadina di Reviago. Reviago è una cittadina con una storia singolare: laterale rispetto al resto della nazione, e alle “grandi valli delle transumanze umane”, è stata sempre estranea alle grandi proprietà, e alla servitù della gleba. Ha un suo peculiare equilibrio etnico, unico in Italia. Parecchi cognomi esistono soltanto da quelle parti – sono antichi patronomici, rarissimi. Celtici, forse. Chissà. Il fiume Pleris ha straripato, e la cittadina di Reviago è stata sconquassata e ferita dall’acqua. Qualche morto – ma niente di catastrofico, non a livello di certi disastri italioti, figli di cemento selvaggio. Qualche morto e diversi danni. Quanto basta per richiamare indietro uno dei suoi figli, partito da un pezzo. Massimo Noas, ventinovenne, aveva lasciato il suo paese da una decina d’anni, dopo la morte del padre. Nel frattempo aveva trovato ospitalità, lavoro e fortuna a Roma, in Rai, e da Roma aveva finito per viaggiare parecchio, come cineoperatore. A Reviago era tornato una volta sola, per un giorno soltanto, in tutto quel tempo. Come in un sogno. E adesso ritornava, richiamato dalla disgrazia, richiamato dalla sofferenza della sua città. Tornava, ed era un mistero per lui stesso perché avesse preso quella decisione così istantaneamente. Sembrava qualcosa di inevitabile. Massimo agiva come un predestinato. |
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Renzo Rosso - Il segno del toro
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