Tonino Guerra - I guardatori della luna



Tonino Guerra

I guardatori della luna

finalista 1981

Bompiani, 1981

 

Questo nuovo libro di Guerra è certamente un libro di molti viaggi (mica di uno solo). Viaggi sognati, viaggi della mente, viaggi del cuore. viaggi reali. Ma nello stesso tempo. oltre che un delizioso struggente breviario per amare. per guardare Mosca (ad esempio), è anche una guida per tornare ad avere un rapporto ravvicinato con la natura. col sentimento chiuso e lancinante dell’uomo, con la luna. con le sue lunghe ombre, con le voci. con i segni che riempiono di favole le notti di primavera. E con la luna guardata e sognata il viaggio sembra immobile. misterioso; molto simile ai fiumi africani che scompaiono all’improvviso sotto terra. Così le pagine di questo libro sono piene di spasimi di una luce prima raccolta poi sminuzzata. e di una malinconia tanto completa da fare angustiare e subito dopo da rasserenare. Con una curiosità disarmata e felice, un poco ebbra; e con una astuzia che nasce dall'esperienza delle cose e dalle fatiche sulle cose mai direttamente (esplicitamente) esibite. Guerra svolge un acuto balletto fra gli specchi della memoria e i fantastici ingorghi della fantasia. È come un topo di campagna capitato nei magazzini di un supermercato in metropoli. fra luci al neon e pile di formaggi accatastati; 0 è come un topo di Esopo, che parla in latino e in romagnolo (ma la Romagna non è Roma?). Pieno di un furore quieto. è minuzioso, iracondo; con sottili perfidie da far accapponare la pelle. proprie di coloro che hanno paura della solitudine; ma anche con squisite invenzioni e con la capacità di cogliere un particolare quasi impercettibile dentro a un guazzabuglio umano in movimento. È a Mosca e neanche getta un'occhiata al Cremlino. preferisce buttarsi nei caffè, alla stazione o a contare le zampe ai piccioni. Sembra un Molière dei nostri giorni, un poco accidioso. che debba inventare dieci storie diverse per il re ma travolto da mille dettagli finisca per non scrivere più nulla, se non il ricordo di alcuni duri bisbigli, uno vicino all’altro, che arrivano a formare un discorso lungo come la vita. Un discorso intersecato da una memoria che sembra il sole mentre scioglie il ghiaccio. (Roberto Roversi)

 

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