Fulvio Tomizza - L'albero dei sogni


Fulvio Tomizza

L'albero dei sogni

Vincitore narrativa 1969

Mondadori, 1969

 

Dal villaggio contadino ai collegi, dall'iniziazione comunista nella cittadina di confine — siamo nell'immediato dopoguerra, in quella striscia di terra che oppose Italia e Jugoslavia - all'euforica Trieste degli alleati, dalla Belgrado bohémienne alla Lubiana dei cineasti, fino all'ultimo rifugio nella terra natale, italiana e slava, cattolica e pagana, padronale e proletaria, dove tuttavia è ormai scoccata l'ora dell'esodo, e al piccolo “eroe” non resterà, prima di unirsi agli altri, che trarre il bilancio delle proprie sconfitte. Ecco la lunga diaspora di Stefano Marcovich, protagonista de L'albero dei sogni, esasperata autobiografia di un adolescente alle prese con avvenimenti, idee e sentimenti che da qualsiasi parte li guardi tendono inevitabilmente alla divaricazione, al dramma, al conflitto derivante dalla consapevolezza di avere comunque tradito. Città e campagna, comunismo e cattolicesimo. la tradizione paterna e la nuova cultura: Stefano cresce e matura dentro queste lacerazioni, tentato continuamente dalle verità che crede di intravvedere, e continuamente contraddetto dai fatti, dalle idee, dai sentimenti, che finiscono per caricarlo di rimorsi e sensi di colpa. La dimensione culturale a cui Tomizza appartiene naturalmente, quella autobiografica e mitteleuropea che da Svevo passa attraverso Saba, Stuparich e Slataper, si rinnova e si trasforma perciò in questo romanzo secondo una dilatazione particolare, più spontanea e meno letteraria, la cui risonanze interiore, propriamente legata all'origine di un mondo in perenne crisi di verifica, ideologica, umana e perfino sentimentale, arricchisce le pagine di una dolorosa e viscerale tensione.

 


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