Giorgio Sbaraglia - Parola


Giorgio Sbaraglia

Parola

Vincitore Opera prima poesia 1971

De Luca, anno

 

Non credo che si possa "dare una ragione" (si possano porgere spiegazioni) d'una poesia. E tantomeno d'una poesia così risolutamente asintotica quale subito m'è apparsa, nella sua sferzante ricerca, questa di Giorgio Sbaraglia: una poesia, direi, permanentemente tesa a sorridere e a eludere, nell'esistente, l'inesistente e, nel logico, l'assurdo, in un'ininterrotta rapidissima oscillazione tra positivo e negativo, come in una corrente alternata ad alta frequenza, fino a confondere i due poli opposti (ma sempre capovolgigli quali punti di partenza o di fuga) in un unico apparente flusso continuo, di cui peraltro, anche in virtù dell'estrema rarefazione del bersaglio e quindi del linguaggio, resta ogni volta impossibile determinare il senso con una freccia. A meno che non si tratti d'una freccia (e questo valga anche come proclamazione di fiducia-sfiducia nell'atto stesso del poetare) fissata al centro con un chiodo, e in perpetuo rotante intorno a quest'asse, in modo che cocca e punta, senza posa, si presentino in un loro vorticoso e vertiginoso Viceversa — tra negazione nell'affermazione e affermazione nella negazione, — prima proposta, mi sembra, di tale poesia, così fervida d'umani semi e pur così alteramente pudica. E come inquadrare, allora, dove inquadrare Sbaraglia, se per caso il nostro occhio volesse assumere, come luogo di comparazione o di comodo riposo, una delle tante correnti attualmente in auge? Su tale piano non mi sembra facile stabilire visibili relazioni, parentele. Ma se compito non ultimo del poeta, a parte le sue proprie ragioni o disragioni, è superare o portare avanti ogni precedente esperienza affrontandola dall'interno e non scavalcandola, son certo di poter affermare che, almeno in questo senso, e sulla direttrice dell'ultima poesia novecentesca, ripresa all'estremo limite d'un suo ormai esausto simbolismo, Giorgio Sbaraglia ha senz'altro individuato e imboccato la sua strada giusta. Soltanto per terminare in tutto il mio semplice ruolo di "battitor dei tre colpi," voglio infine aggiungere che gli interessi del nostro giovane autore (il quale finora non ha pubblicato che una sola raccolta di versi: Parola, ed. De Luca, Premio Viareggio 1971 per l'opera prima) non si limitano alla poesia in senso stretto, bensì toccano anche la narrativa e il teatro, altri alti luoghi, giustappunto nel senso biblico, dov'egli ama celebrare i suoi affilati e sempre un poco eretici riti. (E chissà che l'informazione non sia pur essa una chiave per una più precisa lettura.) (G. CAPRONI)

 


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