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Giuseppe D'Agata |
L'esercito di Scipione |
Premio speciale per un trattato sull'armistizio dell'8 settembre 1943, 1960 |
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Galileo, 1960 |
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Dopo l'8 settembre 1943 alcuni soldati e un maggiore, sfuggiti alla cattura da parte dei tedeschi, si avviano da Treviso verso Bologna, dove abita uno dei soldati, Cesare. Lungo il percorso altri sbandati si aggregano al gruppo finché, arrivati a Bologna, Cesare trova un ricovero ai suoi compagni presso la falegnameria dove lavorava da civile. Grossi, il padrone, coglie l'occasione e se ne approfitta per far lavorare i soldati sbandati come operai malpagati, al posto dei lavoratori locali. Il maggiore invece, grazie al parroco don Bruno, trova alloggio presso la signora Barozzi, il cui marito è prigioniero di guerra. Il maggiore vorrebbe organizzare il gruppo in una formazione di resistenza antifascista sotto il suo comando, il gruppo Scipione, ma pian piano i vari componenti si distaccano: chi se ne va, chi si sistema altrove. Di conseguenza il gruppo, che il maggiore dirige senza troppo impegno, e che ha scarsi contatti con le altre formazioni partigiane più agguerrite e consapevoli, non va oltre a qualche volantinaggio notturno. Infine il maggiore e Milleto partono dirigendosi verso Sud, cercando di attraversare la linea del fronte. |
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Giuseppe D'Agata - L'esercito di Scipione
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