Manlio Cancogni - Quella strana felicità


Manlio Cancogni

Quella strana felicità

Vincitore narrativa 1985

Rizzoli, 1985

 

Questo romanzo, composto da cinque lunghi capitoli, ognuno dei quali potrebbe stare a sé, è certamente il libro più significativo fra i tanti scritti da Manlio Cancogni. È la storia di una vita, la vita di Silvio. Cancogni segue il suo personaggio sin dal suo primo ingresso nel mondo (quando la mamma lo consegna a una balia che per un anno lo terrà con sé, lontano dalla famiglia) fino al giorno terribile in cui, nei panni di un giovanissimo ufficiale, raggiunge la linea del fuoco al fronte greco-albanese. Nella vita di Silvio non ci sono eventi di grande rilievo: forse il suo amore più forte e più vero, certamente il più fatale, è quello per Ademia, la balia, la cara, dolce, amorosa Ademia. Ma proprio per questo, ogni segmento temporale diviene carico di significato, importantissimo. II tempo assume così il ruolo di protagonista. II bambino, estraneo alla propria famiglia, si trasforma in un ragazzo duro, ostile, solitario (un egoista, dicono di lui in casa; Radetsky, lo chiamano i compagni a sottolineare con l’istinto sicuro dei ragazzi, la sua estraneità); e infine in un giovane chiamato, anzi tempo, a misurarsi con l’esperienza definitiva della morte. II tempo del romanzo di Cancogni è anche un tempo storico. Coincide infatti con gli anni del fascismo, di cui Silvio vede l’esordio (la marcia su Roma, descritta in poche righe incisive) e il principio della fine, con l’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale. Il destino di Silvio è certamente individuale ma la sua solitudine, la sua affettività stravolta, sono anche una condizione esistenziale specifica del nostro tempo. Per questo crediamo che sia un personaggio esemplare

 


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