|
|
Pellegrino Sarno |
La distanza delle cose |
Vincitore Opera prima narrativa 1973 |
|
Marotta, 1973 |
|
|
|
Narrato in prima persona da un uomo di quarant’anni, sposato e con un figlio decenne. L’uomo è affetto da una specie di “apatia” o “indifferenza”, una barriera tra se stesso e il mondo che lo circonda, che gli impedisce di stabilire rapporti duraturi con le persone, di provare affetti, di partecipare alla vita. Tanto per chiarire, ecco la condizione in cui egli si trova descritta da lui stesso: “Una strana fissità, un modo di guardare complessivo alle cose senza alcun particolare sentimento, chiuso in una solitudine autosufficiente e senza vie d’uscita”. Il pensiero corre immediatamente al Mersault de Lo straniero, con la differenza, tuttavia, che il protagonista di questo romanzo è ben consapevole della condizione in cui si trova e ne soffre. Vorrebbe cambiare o almeno capire quando è cominciata questa sua apatia, da che cosa essa è scaturita… Così, ripensando al suo passato, ecco emergere un episodio dell’infanzia da cui potrebbe essere iniziata la sua chiusura nei confronti del mondo (ma non è certo che sia questo il trauma). Era piccolo, avrà avuto sei-sette anni, viveva ancora in campagna con i genitori e con i nonni. Un giorno correva felice per le strade del paese stringendo una pannocchia che aveva appena rubato nei campi. Voleva mostrarla orgoglioso ai suoi familiari, invece si trovò davanti, sulla soglia di casa, la figura severa di suo nonno, alto e con la catenina dell’orologio che gli usciva dal panciotto, che lo rimproverò per aver commesso quel piccolo furto. Fu un vero e proprio shock per il bambino, che corse via in lacrime, distrutto, andò a infilare la pannocchia in un tombino per non vederla più e si sporcò tutto il braccio di fango. Pianse fino a sera inoltrata e a nulla servì che gli adulti, compreso il nonno, cercassero di consolarlo. Egli sentì, quella volta, senza riuscire a comunicare a nessuno il suo dolore, che aveva perduto per sempre la purezza. E se anche in seguito, nella sua vita, ebbe momenti di felicità, l’episodio della pannocchia non poté mai dimenticarlo… |
|
|
Pellegrino Sarno - La distanza delle cose
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento