Artem Borovik - Afghanistan: La guerra nascosta


Artem Borovik

1990

Afghanistan: La guerra nascosta

Afganistan : eshche raz pro voĭnu, 1990

 

"In Afghanistan noi abbiamo bombardato non tanto i reparti o le carovane degli insorti, quanto piuttosto i nostri ideali... E non è stato un caso se le idee della perestrojka hanno vinto proprio quando la guerra afghana aveva raggiunto il suo culmine rovinoso.” Parla un giornalista russo, e dice quello che nessun giornalista dell'URSS aveva mai potuto o voluto dire prima. Dal 27 dicembre 1979 al 15 febbraio 1989 la Quarantesima Armata dell'esercito sovietico ha combattuto in Afghanistan una guerra che è costata alla popolazione afghana un milione di morti ed è stata per l'URSS ciò che il Vietnam fu per gli Stati Uniti. Artëm Borovik è in prima linea come inviato del suo giornale e, durante gli ultimi mesi della guerra, assiste alle fasi finali del ritiro delle truppe sovietiche, fra crudeltà insensate degli ufficiali e cupe angosce dei soldati; parla a Londra con Ghejlani, capo in esilio della resistenza afghana; va a cercare a New York e a San Francisco i disertori russi e scopre uomini che, decidendo di passare volontariamente dalla parte dei mujaheddin, esprimono il disperato anelito alla libertà di coscienza di tutta una generazione. Borovik vede quello che nessun giornalista occidentale ha potuto vedere, e la "guerra nascosta” dell’Afghanistan gli appare come un disastro inutile,  somma di errori e di orrori in cui i soldati, giovanissimi, combattono unicamente per restare vivi fino alla fine. Nessun mito socialista li può aiutare a mantenersi "puri”, perché tutti i miti sono crollati..

 

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